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domenica, Giugno 4, 2023
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Costi umani ed economici

A due mesi dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia di Vladimir Putin, sono molte le conseguenze sui costi umani ed economici che il conflitto potrà avere sul medio e sul lungo termine: non solo per i paesi direttamente coinvolti, ma anche per l’Europa. Abbiamo provato ad analizzare alcune delle conseguenze del conflitto utilizzando gli studi dell’ISPI, l’Istituto per gli studi di politica internazionale.

La prima conseguenza di qualsiasi guerra non può che essere quella sulle vite dei cittadini attaccati. La guerra in Ucraina non fa eccezione e ha anzi creato la peggior emergenza umanitaria in Europa dal secondo dopoguerra. Si stima che nel paese 1,4 milioni di persone non abbiano più accesso all’acqua potabile, e 4,6 milioni ne abbiano un accesso limitato. Inevitabilmente di fronte a questi numeri e ai continui bombardamenti, gli Ucraini stanno lasciando il loro paese al ritmo di 90 mila al giorno.

In appena trenta giorni sono così oltre 3 milioni e 800mila i profughi fuggiti dal paese: più di quelli che erano stati causati dalle guerre dei Balcani o che erano giunti in Europa nel corso della “crisi dei migranti” del 2015-2016. La maggior parte di questi profughi si dirige in Polonia, che ha già accolto più di 2,2 milioni di ucraini: più della popolazione di Varsavia. Al numero dei profughi bisogna poi aggiungere quello dei 6,5 milioni di sfollati. La maggior parte dei quali sono bambini: 4,3 milioni, più della metà del numero stimato di 7,5 milioni di bambini del paese.

Il peso delle sanzioni alla Russia.

Ma anche la Russia e suoi i cittadini non sono immuni dalle conseguenze della guerra. Che in questo caso sono soprattutto economiche complici le sanzioni imposte dall’occidente. Sanzioni che come ammesso dallo stesso Putin costringeranno il paese “a difficili e profondi cambiamenti strutturali della sua economia che porteranno a un incremento di disoccupazione e inflazione” già visibile. Nel giro di una settimana l’inflazione annuale è infatti aumentata di 2 punti percentuali, e dovrebbe raggiungere il 17% entro la fine dell’anno.

Ad aumentare sono soprattutto i prezzi di beni importati e di prima necessità, comunque presi d’assalto nei negozi per paura di future carenze. Per far fronte a questa inflazione, Putin ha annunciato un (timido) aumento di pensioni e salari con tanto di hotline a supporto di chi soffre per il carovita. Poca cosa alla luce delle previsioni di crescita della Russia per il 2022. Se prima della guerra il PIL russo sarebbe dovuto crescere del 3%, ora oscilla tra -6% e un -15% nel caso di conflitto protratto nel tempo.

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