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domenica, Giugno 4, 2023
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Crisi Energetica e Futuro delle Imprese

Si vis pacem para pacem. Modificando un noto detto i Paesi occidentali hanno adottato un nutrito pacchetto di sanzioni economiche contro la Russia, uno strumento più volte utilizzato nel corso dei secoli, quasi sempre senza sortire gli effetti di pace sperati e applicato anche all’Italia all’indomani dell’invasione dell’Etiopia, nel 1935.

Purtroppo, le conseguenze economiche che l’Italia, al pari di altri Paesi, sta subendo a causa delle sanzioni, sono la contropartita che dobbiamo pagare, il danno per così dire minore che dobbiamo sopportare rispetto a quello che deriverebbe da un’entrata diretta in guerra. Intanto, come ha detto il Presidente del Consiglio, non siamo ancora in un’economia di guerra ma è bene prepararsi.

Ma quali sono le principali conseguenze per le imprese lucane? E quali i rimedi possibili? Sono noti gli effetti dell’impennata del prezzo delle materie prime, soprattutto del gas e dei prezzi energetici, e della carenza delle stesse, in parte per una legge di mercato, in parte per manovre speculative, come denunciato dal ministro Cingolani. Tutti i settori merceologici sono stati colpiti, soprattutto l’autotrasporto, il mobile imbottito, l’agroalimentare, l’edilizia e, in generale, le imprese energivore. Alcuni casi concreti possono dare un’idea più chiara della questione. A Matera opera un’azienda che produce salotti di alta gamma e che vende i suoi prodotti prevalentemente in Russia e in Ucraina, dove esporta il 90% della produzione. Purtroppo, dall’inizio delle ostilità il mercato ucraino è completamente bloccato, mentre quello russo ha subito una forte contrazione per via delle sanzioni emanate. Il risultato, allo stato attuale, è il quasi totale azzeramento del fatturato della Società. Keoma Italia Srl, inoltre, ha effettuato il pagamento dell’area espositiva presso la fiera Kiff di Kiev, prevista per lo scorso 3 marzo, e il 16 febbraio ha spedito la merce da esporre, per un totale di 70mila euro, senza tuttavia ricevere alcuna notizia in merito.

A novembre 2021 ha partecipato alla fiera Mebel di Mosca e a febbraio 2022 all’Interior Mebel di Kiev. Per di più, l’Azienda ha beneficiato della prima tranche di un finanziamento Simest per l’apertura di due corner, uno a Mosca e uno a Kherson, città ucraina bombardata dai russi. Considerato che i corner sono improduttivi, come restituire il finanziamento? Confapi Matera ha segnalato il caso, che purtroppo non è unico in Italia, alla task force istituita presso il Ministero dello Sviluppo Economico e alla Simest, ma finora nessuno dei 76 tavoli convocati a livello nazionale ha dato risultati concreti, salvo l’innalzamento del tetto degli aiuti di Stato a 400mila euro. Di qui la nostra richiesta almeno di un sostegno per intraprendere iniziative su nuovi mercati, vista la contrazione dei mercati russo e ucraino, e la concessione di una cassa integrazione emergenziale, come già fatto per la pandemia da Covid-19. Le aziende del mobile imbottito vivono il paradosso per cui, quantunque abbiano i portafogli ordini pieni, grazie al bonus mobili e a un andamento favorevole del mercato, incontrano grandi difficoltà per l’approvvigionamento delle materie prime, pelli, fusti e gomma. L’aumento esorbitante dei costi energetici, inoltre, ha di fatto azzerato gli ordini delle pelli, a causa della chiusura dei forni per la tinteggiatura.

Nel settore agroalimentare, dove si fa largo uso di gas, le imprese che utilizzano mangimi e cereali segnalano difficoltà di approvvigionamento delle materie prime. In particolare, si sono quasi del tutto interrotte le forniture di mais dalla Moldavia e dall’Ucraina, già granaio dell’Impero Romano e dell’Unione Sovietica. Il mais proveniente da questi mercati ha subìto un aumento di circa 100 euro a tonnellata, arrivando a 280 euro, cui si aggiunge il costo del trasporto per un totale di 420 euro a tonnellata. Il prezzo del grano duro è rimasto pressoché invariato (520-525 euro, 550 euro quello canadese), quello del grano tenero è aumentato di 100 euro a tonnellata. Le nostre imprese potrebbero acquistare il mais dal Nord Italia, dove pure viene prodotto. Tuttavia, il prezzo di 380-400 euro a tonnellata più 40 euro per il trasporto rende l’acquisto meno conveniente rispetto ai mercati di cui sopra (440 euro contro 420). Ovviamente questi aumenti di prezzi non sono dovuti alle normali oscillazioni del mercato, ma sono assolutamente eccezionali e, in alcuni casi come sta avvenendo per i produttori del Nord, frutto di speculazione. Tra le gravi conseguenze economiche della crisi russo-ucraina sta assumendo un’importanza particolare la situazione delle imprese stradali che sono anche produttrici di bitume e asfalto, che fanno parte di un sotto-settore dell’edilizia che riveste un ruolo importantissimo nell’economia italiana. Si tratta, in particolare, di imprese energivore che devono anche fare i conti con l’aumento del prezzo del bitume, passato da 33 a 73 euro a tonnellata. In questi giorni le imprese stradali stanno fermando tutti gli impianti perché non riescono a rispettare i contratti d’appalto sottoscritti con l’Anas, il principale committente, che non adegua i prezzi contrattuali. Abbiamo chiesto a livello nazionale un tavolo tecnico di confronto con l’Anas per individuare misure urgenti e straordinarie volte all’aggiornamento degli attuali prezzari, in modo da formalizzare congrui sovrapprezzi per gli appalti in corso di esecuzione. Alla Società stradale si chiede anche una maggiore flessibilità nella gestione contrattuale, nel senso di concedere deroghe sui tempi di esecuzione dei lavori e di astenersi dall’applicazione delle relative penali. Confapi, infine, è intervenuta nei confronti del Governo perché conceda all’Anas fondi aggiuntivi per remunerare le imprese appaltatrici dei maggiori costi che devono sostenere.

Lo stanziamento, a opera del governo nazionale, di 80 milioni di euro a sostegno delle imprese dell’autotrasporto, mezzo in ginocchio dal caro carburanti, non è sufficiente. Anche per questo motivo Confapi Matera ha chiesto alla Regione Basilicata interventi aggiuntivi come l’istituzione di un fondo di emergenza, finanziato con l’extra-gettito delle royalties del petrolio, per sostenere le aziende dei settori più colpiti dalla crisi internazionale, attraverso modalità rapide e con la burocrazia ridotta all’essenziale. Per non lasciare sole le imprese in questo momento particolare abbiamo chiesto alla Regione di affiancare al fondo un’apposita task force composta anche dalle Associazioni imprenditoriali, perché questa emergenza va affrontata con un ampio coordinamento. Al Presidente Bardi abbiamo anche chiesto di destinare alle imprese lucane il gas metano estratto in Basilicata, per evitare di vedere vanificata tutta la ripresa del secondo semestre 2021. Infine, abbiamo chiesto alla Regione Basilicata che, come è stato fatto in occasione della prima ondata della pandemia da Covid-19, esattamente due anni fa, venga prorogato di almeno 6 mesi il termine ultimo per il completamento dei programmi di investimento finanziati o cofinanziati dalla Regione e per il rispetto degli obblighi occupazionali. Ciò consentirà alle imprese di non esporsi ai provvedimenti di revoca delle agevolazioni.

Il Consiglio Direttivo di Confapi Matera ha deciso di coordinare le aziende associate per sostenere le popolazioni colpite dalla guerra in Ucraina attraverso una serie di azioni umanitarie direttamente nei territori interessati. Se in queste settimane di folle guerra abbiamo imparato che la parola Ucraina significa , le nostre imprese stanno dimostrando che almeno in queste circostanze i confini non esistono. Le azioni umanitarie intraprese in questi giorni sono di vario genere: dall’invio di Tir carichi di medicinali, viveri e altri aiuti umanitari, alla raccolta fondi, alla donazione di macchine per anestesia, all’ospitalità nei villaggi-albergo della costa jonica. Confapi Matera ha deciso di rendere pubblica questa azione umanitaria per stimolare tutti gli imprenditori che ancora non lo avessero fatto a contribuire per una buona causa. Questa situazione di emergenza è ben più grave di quella derivante dalla pandemia di Covid-19. Infatti, mentre in quel caso a fronte di alcuni settori completamente azzerati, ce ne sono stati altri che hanno potuto continuare a lavorare, e alcuni che addirittura hanno aumentato i propri fatturati, nel caso della crisi russo-ucraina le conseguenze economiche sono pagate da tutti i settori merceologici, produttivi e di servizi, senza alcuna eccezione. Per le aziende che hanno scambi commerciali rilevanti con la Russia e l’Ucraina il pacchetto di sanzioni internazionali porterà a un crollo dell’export, aggravato dalla crisi del rublo e dalla perdita di potere d’acquisto dei consumatori. Un primo intervento potrebbe essere l’attivazione di una Cassa integrazione emergenziale. Un altro, quello di intervenire pesantemente sulla bolletta energetica, riducendo le accise che incidono per il 60%.

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