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venerdì, Aprile 19, 2024
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L’industria sostenibile

L’aumento dei costi energetici e la conseguente impennata inflazionistica stanno avendo immediate ripercussioni sull’economia italiana, con impatti per famiglie e imprese asimmetrici a livello territoriale. Le peculiarità della struttura produttiva del Sud contribuiscono a spiegare la maggiore esposizione delle imprese meridionali allo shock energetico in corso (maggiore presenza di PMI, caratterizzate da costi di approvvigionamento energetico strutturalmente più elevati; costi di trasporto comparativamente maggiori rispetto al resto del Paese). In Italia, circa il 76% della domanda finale di energia espressa dal comparto industriale, a livello nazionale, è soddisfatta dai combustibili gassosi (circa il 35% da gas naturale e gas manufatti) e dalla fornitura di energia elettrica (40,8%). In queto contesto si segnalano marcate differenze territoriali in termini di “intensità energetica”.
I dati mostrano che l’industria del Mezzogiorno consuma circa il triplo di energia dell’industria del Centro, più del doppio del Nord-Ovest e quasi il doppio del Nord-Est. Sostenere la tenuta del settore produttivo del Mezzogiorno passa, nel medio periodo, anche per lo sviluppo del contributo offerto dalle rinnovabili alla produzione di energia elettrica.
Lo sviluppo delle rinnovabili potrebbe inoltre avere un effetto indiretto sul sistema produttivo, in particolare del Mezzogiorno in diversi modi: favorendo la diffusione di processi di innovazione tecnologica cui l’industria delle rinnovabili e il suo indotto sono fortemente legati; stimolando, almeno in alcuni settori, potenziali processi aggregativi o di accrescimento della dimensione di impresa; consentendo all’Italia e al Mezzogiorno di rimanere agganciato ai processi più innovativi oggi in corso nella catena del valore in Europa. E’ questa la sfida che aspetta anche la Basilicata negli anni a venire.

di Giovanni Martemuccci

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